Nel 2004, 10 anni dopo il genocidio ruandese, sono stati pubblicizzati documenti classificati secondo cui gli Stati Uniti avevano saputo anticipatamente della piena portata dei massacri ma hanno scelto di non agire.
L’amministrazione di Bill Clinton aveva negato inizialmente di essere a conoscenza di ciò che stava accadendo e della portata stessa del conflitto rivendicando a propria difesa di non sapere, ma nel 2004 venivano smascherati per ciò che sono, Bugiardi. Gli Stati Uniti hanno a lungo svolto il ruolo di fratello maggiore negli affari mondiali con un’influenza di vasta portata su altri paesi, invadendo altri Stati, intromettendosi nella loro politica estera e determinando la caduta di Governi non graditi. Tutto questo ritenendosi portatori del diritto di difendere il mondo e la democrazia, nonchè i Diritti Umani.
Laddove gli Stati Uniti sembrano disinteressati, tutti gli altri paesi debbono fare allo stesso modo in quanto il Mondo è sottomesso alle loro scelte e decisioni politiche e finanziarie.
Nel caso del Ruanda, gli Stati Uniti semplicemente non avrebbero usato la parola “genocidio” e quando lo ha fatto, hanno ridotto la stessa portata del crimini derubricandola ad “atti di genocidio” per paura dell’opinione pubblica che avrebbe richiesto una qualche spiegazione.
Tuttavia, nel ” Clinton Apology” del 1998, l’allora presidente disse:” Non abbiamo immediatamente chiamato questi crimini con il loro nome legittimo; genocidio.”
Perché gli Stati Uniti hanno scelto di fare luce sulla situazione anche se il loro omesso intervento avrebbe ovviamente evidenziato il livello e la ferocia delle atrocità commesse in Ruanda?
Samantha Power nel suo acclamato libro Un problema dall’inferno scrive: “Quando la vita innocente viene presa su larga scala e gli Stati Uniti hanno il potere di fermare l’uccisione con un rischio ragionevole, hanno il dovere di agire”.
Cosa ha fermato gli Stati Uniti per non evitare il genocidio del Ruanda?
Cerchiamo di dare un senso al disinteresse della amministrazione USA nel caso del genocidio del Ruanda per capire alla luce di quanto confermato dopo la stenua negazione dell’Amministrazione USA cosa accadde.
Tra i 500.000 e 1 milione di ruandesi furono uccisi nel genocidio del 1994, dove i tutsi furono presi di mira in una “pulizia tribale” insieme a hutu che erano in sintonia con la causa dei tutsi.
Il bilancio esatto non è noto e anche ulteriori omicidi derivanti dall’instabilità causata dal genocidio sono in gran parte non confermati ma il numero degli uomini fatti a pezzo fu astronomico.
Erano tempi bui nella storia del Ruanda. Bill Clinton presidente degli Stati Uniti d’America era entrato in carica con un biglietto di “moralpolitik”. Aveva fatto una campagna sul fallimento dell’amministrazione Bush nel contenere il genocidio bosniaco e, tuttavia, la eredità che ci ha lasciato non è fondamentalmente diversa da quella di Bush. Il suo test finale fu il genocidio ruandese, ma l’amministrazione Clinton non solo ne rimase fuori, ma consigliò anche ad altri di fare lo stesso.
“Dopo che i soldati hutu uccisero 10 caschi blu del belgio il 7 aprile 1994, il governo belga ha chiarito agli Stati Uniti che si sarebbe ritirato a meno che la presenza delle Nazioni Unite in Ruanda non fosse stata rafforzata. Gli Stati Uniti hanno consigliarono di ritirarsi… ”.
La Missione di assistenza delle Nazioni Unite per il Ruanda fù ridotta da 2.500 a 500 unità solo due settimane dopo l’inizio del genocidio.
Le azioni degli Stati Uniti hanno sempre avuto un effetto domino sulle azioni intraprese da altri paesi e in questo caso, poiché gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti, altri paesi hanno seguito subito l’esempio.
Non si può davvero incolpare gli Stati Uniti per essere stati seguiti, ma considerando la posizione che gli Stati Uniti vogliono di diritto ed hanno sempre assunto negli affari mondiali, c’è da aspettarselo.
La comunità internazionale ha quindi sostenuto di non essere a conoscenza del genocidio fino a dopo le uccisioni.
Nel cercare di spiegare perché gli Stati Uniti a volte ignorano atrocità di tali proporzioni, alcuni hanno sostenuto che gli Stati Uniti non stabiliranno alcuna presenza militare dove non c’è petrolio.
In altre parole, dove non ci sono i loro interessi capitalistici, non interverranno. Il Ruanda non colpisce nessuno prima facie come paese per un possibile sfruttamento di risorse e crediamo che questo spieghi così le azioni degli Stati Uniti.
Questa è una visione tuttavia semplicistica poiché la politica americana va più a fondo dei semplici interessi capitalisti.
Un immediato rallentamento del loro intervento fu, probabilmente, il fallimento della battaglia di Mogadiscio (Black Hawk Down), Somalia, e questo rese preoccupato il governo Clinton.
La riluttanza di Washington ad agire risale alla ratifica della Convenzione sul genocidio. Chaim Kaufmann in un saggio sugli affari esteri dice che gli Stati Uniti hanno impiegato 40 anni eppure hanno partecipato alla stesura.
Lo stesso trattato finale è l’ombra di ciò che avrebbe dovuto essere. La versione testuale sembra appositamente articolata per essere incapace di essere invocata contro un qualsiasi stato.