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L’uomo Che Ha Ucciso Kennedy: Il Caso Contro LBJ

L’uomo che ha ucciso Kennedy: il caso contro LBJ

Il noto agente politico, insider della DC e confidente di Trump Roger Stone è l’autore (con Mike Colapietro) di The Man Who Killed Kennedy, un tour de force di accuse e prove che perni gran parte della colpa, della logistica e del muscolo politico del 22 novembre 1963 assassinio del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy sulle larghe spalle texane del vicepresidente Lyndon Johnson .

Stone dipinge il vicepresidente Johnson come un personaggio unicamente sgradevole (non è certo il solo in questo) – un donnaiolo seriale, un imbroglione immerso in un gioco di corruzione impressionante, uno “psicopatico rozzo, corrotto, sadico e senza scrupoli”.

Stone racconta salacemente innumerevoli scappatelle, truffe ed una litania di presunti omicidi della lunga e colorata carriera politica di Johnson.

Nel labirinto fumoso dell’assassinio di Kennedy, Stone traccia un chiaro nesso che collega elementi della CIA, dell’FBI, dei servizi segreti, della folla e del Big Oil texano con Lyndon Johnson, il Bruto in cerchio con il Cesare di Kennedy.

Avvolto in scandali di corruzione in corruzione ed in continua evoluzione che minacciavano di inghiottirlo in qualsiasi momento (molti fecondati di nascosto o guidati dal fratello di Kennedy, il procuratore generale Bobby Kennedy) – secondo Stones, Johnson aveva bisogno di sopravvivenza e potere.

Il libro descrive i primi anni di Johnson, quando si è fatto strada nel Senato degli Stati Uniti nel 1948 attraverso una campagna sistematica di violenza e corruzione che gli è valsa l’epitaffio ironico di “Landslide Lyndon ” (Johnson è arrivato da molto indietro per “vincere ” la gara solo con un manciata di voti).

Stone cataloga anche l’uso calcolato da Lyndon Johnson della sua posizione politica per dirigere finanziamenti e stanziamenti di generosità verso i suoi alleati e la sua tasca posteriore.

Di volta in volta, un cast rotante di garzoni consegna oscene somme di denaro da appaltatori della difesa, costruttori di terreni e compari per lubrificare la macchina politica di Johnson – una vera macchina da stampa di moneta dove i favori politici venivano acquistati e venduti sul mercato sotterraneo.

Nel 1960 Johnson desiderava conquistare il premio più grande, la presidenza, ma fu sconfitto dall’agile squadra di Kennedy alle primarie del Partito Democratico.

I metodi di ricatto del leviatano hanno assicurato a Johnson la nomina alla vicepresidenza democratica mentre il suo braccio destro Bobby Baker ha osservato il giorno dell’inaugurazione che Kennedy “non vivrà tutto il suo mandato e morirà di morte violenta“.

Nel novembre del 1963 un oceano di squali circondò il Kennedy. Dopo la fallita invasione della Baia dei Porci del 1961 ed una serie di altri incidenti (meno ricordati), JFK era essenzialmente in guerra con il Pentagono, la CIA e quello che oggi è chiamato Deep State .

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Kennedy minacciò di “frantumare la CIA in mille pezzi e disperderla al vento”, una dichiarazione che molti pensano abbia segnato il suo destino.

Stone ha estratto il meglio della letteratura sull’assassinio di Kennedy (James Douglass, Vincent Salandria, Saint John Hunt et al.) Per costruire una narrativa e una cronologia convincenti di Johnson come capo ed esecutore testamentario che ha unito una grande coalizione di forze dello stato oscuro contro JFK .

Egli esegue il marshalling della confessione sul letto di morte di E. Howard Hunt riferita a suo figlio ed i conti controversi di una festa a tarda notte a Dallas alla quale hanno partecipato J. Edgar Hoover, Johnson e altri prima dell’assassinio. 

Sono presenti sia gli infilatati del KGB che quelli di Jack Ruby in merito alla colpevolezza di LBJ.

Ma forse i momenti più affascinanti e agghiaccianti qui sono quelli in cui Stone tratta allegramente – i suoi ricordi intimi di momenti personali incustoditi trascorsi con l’iconico personaggio politico Richard Nixon – che casualmente si lascia cadere queste parole pesantissime: “Sia io che Johnson volevamo essere presidenti, ma l’unica differenza era che non avrei ucciso per questo”. 

Altamente raccomandato di questo libro storico, scritto meravigliosamente bene.

Una rilettura attenta di uno dei casi irrisolti più famosi di ogni tempo.

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