Chiamala la “Vendetta del Nuovo Mondo”. Il primo caso documentato di sifilide in Europa risale al 1494 quando devastò le truppe francesi che assediavano la città-stato di Napoli.
Si teorizza che la sfortunata malattia dei soldati francesi abbia avuto origine dalla partecipazione all’assedio anche dei loro alleati spagnoli.
Si presume inoltre che questa catena di trasmissione sia iniziata in Spagna nel 1493 con il ritorno dei membri del primo viaggio di Colombo nelle isole dei Caraibi. Si ipotizza che i rimpatriati siano stati esposti alla malattia attraverso la loro intima fraternizzazione con la popolazione nativa del Nuovo Mondo.
L’unico mezzo per trasmettere la malattia da una persona all’altra è attraverso il rapporto sessuale.
Una volta contratta, la sifilide progredisce attraverso tre stadi di sviluppo che producono un’esperienza orribile per l’inflitto. Senza trattamento, il risultato finale è la morte.
Sfortunatamente per l’Europa del XV secolo, una volta che una persona veniva contaminata dalla malattia, non esisteva una cura conosciuta. L’umanità avrebbe dovuto aspettare più di quattrocento anni fino al ventesimo secolo, quando la scoperta della penicillina rivelò un antidoto per la malattia.
“Questo cimurro… ha creato un tale caos che merita di essere menzionato come una calamità fatale.”
Un sacerdote italiano contemporaneo descrive la malattia che è stata portata in Italia ed in Europa dall’esercito francese invasore:
Nel fare la storia di questi tempi, credo che non si debba dimenticare che tra tutte le altre calamità che travolsero l’Italia per questa invasione dei Francesi, o almeno le furono attribuite, scoppiò un nuovo e inaudito cimurro, per li chiamavano i napoletani, ma dagli italiani il morbo francese, perché si manifestò prima tra i francesi mentre erano a Napoli, e al loro ritorno si diffuse in tutta Italia.
Questo cimurro, o del tutto nuovo o mai conosciuto prima nel nostro emisfero, se non nelle sue parti più remote, ha fatto per molti anni un tale scempio che merita di essere menzionato come una calamità fatale.
Si scoprì per la prima volta o con brutti foruncoli, che spesso diventavano ferite incurabili, o con dolori acuti in tutte le articolazioni e nei nervi di tutto il corpo. I medici inesperti applicavano non solo medicine improprie, ma spesso contrarie, che irritavano il cimurro e privavano della vita una moltitudine di ambo i sessi e di tutte le età.
Molti divennero deformi, inutili e soggetti a perpetue pene, e la parte migliore di coloro che sembravano guariti ricadde nella stessa miseria.
Ma poiché sono trascorsi alcuni anni, o perché si è attenuata l’influenza celeste che l’ha prodotta in modo così virulento, o perché da lungo tempo sono stati trovati rimedi adeguati, ha perso molto della sua malignità.
Tuttavia i Francesi debbono giustamente essere scagionati da questa ignominiosa imputazione, perché in seguito sembrò chiaramente che la sifilide fu portata a Napoli dalla Spagna; né era il prodotto di quel paese: vi fu trasportato da quelle isole che, intorno a quel tempo, per mezzo di Cristoforo Colombo, genovese, cominciarono a farsi conoscere nel nostro emisfero.
Ma la Natura è stata indulgente con gli abitanti di quelle isole nel fornire un facile rimedio, perché bevendo il succo di un particolare legno medicinale che cresce tra loro, sono completamente guariti dalla sifilide”.