La sacra Sindone è senza dubbio uno dei temi più discussi al mondo, attorno al quale è in corso da decenni un dibattito.
Forse, in senso figurato, si può definire la Sacra Sindone o Sindone di Torino il campo stesso della battaglia ideologica su cui convergono gli atei ed alcuni credenti. Ed entrambe le parti danno argomenti a favore della loro opinione, ed a questo trovano contro argomentazioni agli argomenti dei loro rivali.
Prove dirette della vita terrena di Cristo?
La Sacra Sindone, considerata ufficiosamente una delle principali reliquie della cristianità, è un telo di lino di quattro metri, sul quale è impresso il corpo di un uomo di mezza età di tipo mediterraneo di razza caucasica, con tracce di trauma fisico.
È logico supporre che questo telo di lino sia un sudario funerario in cui era avvolto il corpo di un uomo deceduto od assassinato, la cui doppia impronta, sul davanti e sul retro del corpo, è contenuta nel tessuto.
Alcuni cristiani credono che questa tela sia il sudario di Gesù Cristo, in cui fu posto durante la sepoltura dopo la crocifissione.
Così, per questi fedeli, la Sindone di Torino (conservata dalla fine del XVI secolo nella Cattedrale di San Giovanni Battista a Torino, la storia documentata risale alla metà del XIV secolo) è testimonianza materiale della vita di Cristo, la sua Passione in croce e la successiva Risurrezione.
I sostenitori delle opinioni atee considerano la sacra Sindone un falso realizzato nel Medioevo e cercano di fornire una prova inconfutabile di ciò.
La Chiesa cattolica non ha mai dichiarato ufficialmente di considerare la Sindone di Torino come una prova della vita terrena di Cristo, ma le attribuisce grande importanza come ricordo simbolico della Passione di Cristo, che espiò i peccati di tutta l’umanità.
Le chiese ortodosse non annunciano la loro posizione ufficiale sulla natura e l’origine della Sindone.
La posizione dei sostenitori dell’autenticità della sacra Sindone
Le argomentazioni di chi considera la Sindone di Torino una vera reliquia, testimone della vita e della risurrezione di Gesù Cristo, si dividono in due gruppi.
Il primo gruppo può essere caratterizzato come quello degli argomenti positivi, cioè quelli che interpretano le caratteristiche e le proprietà del sudario a favore del fatto che contenga l’immagine di Cristo.
Questi argomenti, infatti, si limitano a confrontare le caratteristiche della Sindone e le caratteristiche dell’immagine su di essa con i dati del Vangelo sui dettagli della Passione di Cristo.
I sostenitori attirano l’attenzione sul fatto che per età, per tipo di aspetto, l’uomo raffigurato sulla tela è idealmente correlato a Cristo.
L’evidenza principale è la presenza di segni che possono essere interpretati come riflessi delle ferite ricevute da Cristo: lividi sulla fronte (presumibilmente da una corona di spine), ferite alle braccia e alle gambe, una ferita nella regione del cuore ( presumibilmente da una lancia con cui un legionario romano trafisse il costato di Gesù), numerose tracce di sangue sul sudario (come risulta dal racconto evangelico, prima della Crocifissione, Cristo fu percosso).
Tutto ciò consente ai sostenitori della versione sull’autenticità della Sindone di identificare l’immagine con Gesù Cristo. Dotano l’immagine stessa di un’origine meravigliosa, poiché credono che sia stata ottenuta nel “processo” della miracolosa risurrezione del Salvatore.
Posizioni di difesa dei credenti sulla sacra Sindone
Il secondo gruppo di argomenti può essere designato come negativo, poiché è focalizzato sul confutare quegli argomenti che vengono dati dagli oppositori della versione sull’autenticità della Sindone e sulla fedeltà di metterla in relazione con la vita di Cristo.
Alla base di queste contro argomentazioni c’è la confutazione dei risultati dell’analisi al radiocarbonio della Sindone, effettuata nel 1988, che mostrava che l’età della Sindone è di circa settecento anni, cioè risale al tempo della comparsa della Sindone in Europa.
I credenti affermano che tali dati di analisi sono spiegati dal fatto che il campione per l’analisi non è stato prelevato dal sudario “nativo”, ma dal luogo in cui è stato posizionato il cerotto nel Medioevo.
Inoltre, l’analisi al radiocarbonio è generalmente riconosciuta come inefficace, poiché la sindone nel Medioevo era imbevuta di olio (per il contrasto dell’immagine), il cui contenuto nella tela distorcebbe i dati della ricerca.
Ci sono anche contro argomentazioni al ritrovamento nel 2009 in Palestina di un sudario funerario del I secolo d.C., che differisce per il tipo di tessitura delle fibre da quello con cui è stato realizzato il sudario – si richiama l’attenzione sul fatto che il sudario è simile nel tipo ai tessuti costosi della Siria I-III secolo d.C., il che parla a favore del fatto che il ricco Giuseppe d’Arimatea fosse responsabile della sepoltura di Cristo, che eseguì la cerimonia per un molti soldi.
C’è infine una terza linea di difesa contro gli attacchi degli scettici: riguarda i risultati di esperimenti negli anni settanta del secolo scorso e di duemila anni, in cui il processo di ottenimento da parte dell’uomo di un’immagine su tessuto, identica a quello sulla Sindone di Torino, è stato restaurato.
Come risultato degli esperimenti, sono state effettivamente ottenute immagini simili.
Rimangono le domande sulla autenticità della Sacra Sindone
Al momento, ci sono molte domande più problematiche che vengono poste dagli oppositori dell’opinione sull’autenticità della reliquia.
Pertanto, un certo numero di esperti considera insignificanti le obiezioni ai risultati delle analisi del radiocarbonio del 1988 e discutibili i risultati di altri studi (solo lo studio del 1988 è stato condotto in tre diversi laboratori, che hanno mostrato gli stessi risultati).
Si richiama l’attenzione sulla contraddizione della natura dell’immagine con le regole della geometria descrittiva: se il corpo fosse stato avvolto in un sudario, la stampa su di esso avrebbe dovuto avere caratteristiche distorte e non quelle frontali corrette, come sulla tela.
Si sottolinea anche il fatto che nella tradizione ebraica esisteva un sudario composto di due parti: il lino stesso ed un foulard indossato sul capo, mentre il sudario torinese è un unico pezzo di tessuto.
Infine, nel 2011, il critico d’arte italiano Luciano Buzo ha dichiarato di aver trovato sul sudario dei segni che ha identificato come la firma del grande artista italiano Giotto, il che di per sé potrebbe essere la prova che l’immagine sul sudario è pittoresca ed appartiene al periodo medievale.
Tuttavia, la dichiarazione di Buzo viene criticata in quanto ha lavorato non con il sudario stesso, ma con le sue fotografie.
La questione della autenticità della Sacra Sindone resta, pertanto, ancora aperta.